La mezzadria nel novecento Pistoiese: dalle lotte per la riforma all’urbanizzazione della Piana

Nel corso del XX secolo l’universo mezzadrile, per secoli statico e tranquillo, entrò in movimento. La modernizzazione economica e sociale lasciava ai margini le famiglie mezzadrili mentre lo sviluppo capitalista dell’agricoltura metteva sotto pressione un sistema tarato su una società di ancien régime aumentandone i carichi lavorativi e diminuendone la capacità di sussistenza. L’arrivo nelle campagne di nuove idee, come il socialismo e la dottrina sociale della Chiesa, unite al ribaltamento della posizione di relativo benessere dei secoli precedenti, che facevano scivolare i mezzadri nei gradini più bassi della scala sociale, contribuirono ad attivare i mezzadri che fin dagli inizi del Novecento iniziarono a mettere in discussione il patto di mezzadria, puntando a riformarlo nei suoi caratteri più feudali e verso la proprietà della terra e lo sviluppo della piccola impresa contadina. Fu una delle tante riforme “mancate” dell’Italia. Dopo la seconda guerra mondiale l’industrializzazione, accompagnata alla progressiva urbanizzazione della Piana, erodevano il terreno sotto i piedi dei mezzadri. La vita nelle case coloniche era scomoda e priva di ogni comfort (elettricità, acqua corrente, bagni…), i giovani erano attratti dalle nuove forme di socialità cittadina e le donne non volevano più sposare i mezzadri. Inizio così l’esodo mezzadrile, che fra gli anni Cinquanta e Sessanta avrebbe trasformato radicalmente il volto della società e il paesaggio della Piana.